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santa maria maggiore

Ricostruzione virtuale delle fasi storiche di Santa Maria Maggiore a Ferentino. Il progetto nasce in collaborazione con il DSDRA di Sapienza, che nella veste del dottore di ricerca Arch. Emanuele Gallotta ha portato avanti lo studio delle fasi costruttive dell'abbazia di Santa Maria Maggiore. ARCHA ha permesso, attraverso la modellazione tridimensionale e il lighting fotorealistico di far apprezzare le più raffinate analogie fra l'architettura del basso Lazio e l'architettura gotica francese.

Ferentino

CLIENTE
DSDRA Sapienza
Arch. Emanuele Gallotta
CATEGORIA
Ricostruzione virtuale
ANNO
2018
LUOGO
Ferentino, Italia
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Nel panorama edilizio duecentesco del Lazio meridionale la chiesa di Santa Maria Maggiore a Ferentino emerge per l’indubbia qualità architettonica.
La fabbrica ha una semplice pianta rettangolare con transetto non sporgente; le tre navate sono separate da esili pilastri rettangolari a sostegno di archi a sesto acuto e risultano coperte da un tetto ligneo, contrastando nettamente con i caratteri del presbiterio. Qui, infatti, si trovano volte a crociera, di cui quella del capocroce costolonata e sormontata da una torre nolare, rette da pilastri a fascio liberi e da semipilastri a parete. Le superfici sono scandite da cornici marcapiano nonché da eleganti finestre e rosoni, rendendo lo spazio
presbiteriale ben più articolato rispetto al corpo delle navate, dove l’unica fonte luminosa è costituita dalle monofore del claristorio.
Ai due codici linguistici così differenti nel coro e nel transetto da un lato e, dall’altro, nelle navate corrispondono altrettante fasi costruttive. Il cantiere fu avviato dalla definizione del perimetro dell’edificio e dalla realizzazione del presbiterio, probabilmente tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Settanta del XIII secolo. L’erezione della navata liturgica e l’inserzione della facciata principale, rivolta a ovest, costituiscono la vicenda edilizia conclusiva, databile all’ultimo decennio del Duecento sulla base di una bolla del 1289 di papa Niccolò IV (1288-1292)3. A quest’arco cronologico, pertanto, va riferito l’allestimento liturgico interno di Santa Maria Maggiore, la cui indagine pone l’interrogativo sulla fruizione di un edificio chiesastico eminente e, di conseguenza, su quello che non si trova più:
gli arredi sacri e le strutture di compartimentazione dello spazio liturgico.
Com’è noto, infatti, la quasi totalità delle fabbriche medievali è oggi caratterizzata dalla mancata corrispondenza tra la spazialità odierna e quella originaria, alterata in seguito ai dettami del Concilio di Trento – nonostante la tendenza alla liberazione della navata sia addirittura precedente – e successivamente dai restauri ‘puristici’ otto-novecenteschi.
Sebbene Santa Maria Maggiore non sia esente da questa problematica, le fonti testuali, la ricerca iconografica e l’indagine autoptica sul monumento hanno egualmente consentito un’attendibile ricostruzione dell’immagine interna che, oggetto del presente contributo, nega quell’unità visiva dello spazio oggi percepibile.

E.Gallotta, L’architettura come spazio per la liturgia: l’interno di Santa Maria Maggiore a Ferentino alla fine del Duecento in "QUADERNI DELL’ISTITUTO DI STORIA DELL’ARCHITETTURA n.s., 71, 2019"

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